
Post invisibili? Come usare Facebook e Facebook Advertising
Nel 2007 un semplice status su Facebook poteva raggiungere migliaia di persone. Bastava scrivere “Oggi piove” e ricevevi più like di quanto ne ricevi ora per un video montato, sottotitolato e strategico. Poi, nel 2018, Zuckerberg ha dichiarato guerra al caos: “Less public content, more meaningful interactions”. Da quel momento, il feed ha iniziato a chiudersi. Prima ai brand, poi ai contenuti poco ingaggianti e infine a tutto ciò che non sembrasse realmente “rilevante” per l’utente. E tu oggi sei lì, nel mezzo, che pubblichi con costanza… ma nessuno ti vede. Perché?
Quali post funzionano meglio su Facebook?
Prendiamo una delle campagne più virali degli ultimi anni: la carbonara al kiwi. Sì, hai letto bene. Un’assurdità gastronomica lanciata dal New Zealand Trade & Enterprise per provocare (e far parlare) il pubblico italiano. Un post, una foto ben fatta, una caption furba… e il web impazzisce letteralmente. Cosa insegna questo? Che su Facebook funziona ciò che rompe uno schema prevedibile, che stimola emozione o dibattito, ma anche ciò che è profondamente umano: un dietro le quinte, una testimonianza vera, una foto meno patinata ma più autentica. Facebook ha smesso di premiare la perfezione: premia la risonanza. I post che sembrano scritti per te, che ti parlano, che ti fanno alzare un sopracciglio o almeno restare 3 secondi in più.
Come far salire un post su Facebook?
Qui entra in gioco la chimica tra contenuto, tempismo e comportamento. Un esempio? Il Post — giornale online italiano — ha trasformato le sue caption in una forma d’arte. Brevi, affilate, spesso ironiche o surreali. Ma sempre con un incipit che cattura subito. Ecco un punto cruciale: le prime due righe sono tutto. Sono l’unica cosa che vedi prima di cliccare su “altro”. Se lì dentro non c’è una ragione per restare… il post è già finito. Un altro fattore? La reazione nei primi minuti. Facebook capisce subito se un contenuto interessa. Se riceve commenti, click, condivisioni bene, altrimenti il tuo post sparisce. E no, “boostare” a caso non è la soluzione, anzi può peggiorare la performance se non hai chiaro cosa stai facendo.
Perché nessuno vede i miei post su Facebook?
Domanda legittima, ma c’è una contro-domanda che serve di più: chi dovrebbe vederli davvero? Molti brand cadono nella trappola dell’universalismo: post per tutti, contenuti che “piacciono in generale”. Il risultato? Nulla. Facebook, oggi, filtra tutto in base al comportamento passato dell’utente. Se il tuo pubblico ha ignorato gli ultimi 5 post, probabilmente non vedrà neanche il sesto. È qui che entra in gioco il concetto di rilevanza personale. Un contenuto viene mostrato se il sistema capisce che quella persona ha motivo di vederlo. Non perché l’hai pubblicato tu, ma perché quella persona lo stava cercando o desiderava qualcosa di simile. Morale? Non sei invisibile, ma forse sei diventato generico.
Come fare advertising su Facebook?
Fare Facebook advertising è come maneggiare un bisturi: se lo usi con precisione, fa miracoli; se lo maneggi a caso, fa danni. Netflix, nel lancio di alcune serie minori, ha investito su micro-campagne Facebook iper-segmentate. Target precisi, copy diversi per ogni pubblico, creatività adattate. Non sembravano annunci. Sembravano contenuti pensati per quella persona… e infatti hanno funzionato. Senza strategia, anche il miglior budget evapora. L’advertising su Facebook funziona quando:
- sai a chi vuoi parlare (e non “a tutti”);
- conosci cosa deve succedere dopo il click;
- non ti limiti a “sponsorizzare un post che è andato bene”, ma costruisci campagne con logica.