TikTok e TikTok Trends: come funzionano e perché usarli ora
Ricordi il cane sullo skateboard? Era il 2020. Una bottiglia di succo di mirtillo in mano, Dreams dei Fleetwood Mac in sottofondo e un tipo tatuato che scivolava tranquillo sulla sua longboard, sorridendo alla vita. Quel TikTok ha generato milioni di visualizzazioni, rilanci globali, remix infiniti… ma soprattutto ha rilanciato un intero brano del 1977 in cima alle classifiche, aumentato le vendite di succo Ocean Spray e trasformato un uomo qualunque in una celebrity.
Ecco cos’è TikTok: non un social “per ragazzini”, ma una macchina narrativa capace di creare tendenze, rianimare brand dimenticati, cambiare carriere e influenzare il mercato. Non è l’ennesima app “da giovani”: è l’unico social dove i brand non possono nascondersi dietro la patina patinata. O sei interessante, o scorrono via. Chiariamo subito un punto: TikTok non è solo balli e filtri. È algoritmo puro che capisce meglio di chiunque cosa ti fa rimanere, cosa ti fa cliccare, cosa ti fa agire. Ed è anche l’unico posto dove puoi vedere un pasticcere diventare un opinion leader, un’azienda edile diventare virale o un avvocato spiegare contratti con un voice-over di Sfera Ebbasta. E tu? Continui a fare caroselli su Instagram? Non preoccuparti. In questo articolo ti sveliamo perché dovresti smettere di sottovalutarlo e come capire se dovrebbe entrare a far parte della tua strategia.
Un trend non è un contenuto popolare. È una dinamica replicabile, un codice narrativo che si diffonde perché ha un meccanismo chiaro, una forma semplice e un significato che risuona. Un suono, un POV, una caption diventano virali non perché belli, ma perché replicabili. E ogni brand può inserirsi… se sa cosa dire. Esempio? Il brand italiano Pastella (street food) ha ribaltato il concetto di “pubblicità” grazie ai suoi TikTok trends: video grezzi, ironia da marciapiede, interazioni reali. Risultato? +150 mila follower e frotte di clienti reali.
Oggi è “roman empire”. Ieri era “de-influencing”. Domani sarà qualcosa che non esiste ancora. TikTok è una corrente culturale in diretta. Chi aspetta la moda per copiarla, è già fuori tempo. L’unico modo per restare al passo? Capire le dinamiche, non i nomi. Studia come esplode un trend, non cosa.
Spoiler: non si crea, si accende. Serve un insight forte, una struttura facile da replicare e una scintilla emotiva. Non serve essere virali. Serve essere riconoscibili. Esempio? Duolingo: un gufo con atteggiamenti borderline ha trasformato un'app “noiosa” in una star mondiale. Video da 2 milioni di views. Senza dire mai “scarica l’app”.
Solo se hai clienti o se vuoi averne. TikTok non è per tutti, ma può parlare a chiunque. Non importa se vendi moda o tubi idraulici: conta come racconti e quanto sei disposto a metterti in gioco. Vuoi capire se TikTok fa davvero per il tuo brand? Scrivici su info@ilovemarketing.it.
Ecco cos’è TikTok: non un social “per ragazzini”, ma una macchina narrativa capace di creare tendenze, rianimare brand dimenticati, cambiare carriere e influenzare il mercato. Non è l’ennesima app “da giovani”: è l’unico social dove i brand non possono nascondersi dietro la patina patinata. O sei interessante, o scorrono via. Chiariamo subito un punto: TikTok non è solo balli e filtri. È algoritmo puro che capisce meglio di chiunque cosa ti fa rimanere, cosa ti fa cliccare, cosa ti fa agire. Ed è anche l’unico posto dove puoi vedere un pasticcere diventare un opinion leader, un’azienda edile diventare virale o un avvocato spiegare contratti con un voice-over di Sfera Ebbasta. E tu? Continui a fare caroselli su Instagram? Non preoccuparti. In questo articolo ti sveliamo perché dovresti smettere di sottovalutarlo e come capire se dovrebbe entrare a far parte della tua strategia.



